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In Sanitas

procreazione
DAL PALAZZO

Procreazione medicalmente assistita, manca il budget per il 2018 e le liste di attesa si allungano

28 gennaio 2018

Centri privati accreditati pronti ad avviare un'azione legale

 

di Michele Ferraro

 

 

Un balzo indietro di tre anni. Per la prima volta dopo il 2014, data in cui è stato eseguito il primo intervento di fecondazione eterologa in Sicilia, nel territorio della Regione è praticamente impossibile avviare questa tecnica di riproduzione. Il problema deriva dal fatto che, per l’anno in corso, non esiste ancora traccia del budget destinato dalla Regione Siciliana ai cicli di Procreazione Medicalmente Assistita, sia per la fecondazione omologa che per la fecondazione eterologa.

Lo scorso 31 dicembre è scaduta l’assegnazione del budget aggiuntivo semestrale con il quale si era messa una toppa alla precedente assegnazione annuale, creando di fatto un collo di bottiglia poiché le liste di attesa, nei centri pubblici ed in quelli privati accreditati, continuano ad allungarsi. A lanciare l’allarme sono proprio i centri privati accreditati che, in assenza di budget, nonostante le tante richieste, non possono dare seguito a nuovi cicli di PMA, né per quanto riguarda la fecondazione omologa né per quanto riguarda la fecondazione eterologa.

Al momento gli unici centri che stanno procedendo a nuovi cicli di fecondazione omologa in Sicilia sono quelli pubblici che stanno andando avanti nonostante la mancanza di un budget assegnato per il 2018. In ogni caso i 6 centri pubblici presenti in Sicilia, secondo gli ultimi dati disponibili, riescono a soddisfare appena il del 20% delle richieste. Le altre coppie siciliane in attesa di accedere al servizio sanitario non possono neanche trasferirsi in altre regioni, poiché ormai non è più possibile ottenere il rimborso da parte del SSN, chiudendo di fatto dentro un recinto il diritto di accedere alla PMA sancito per legge.

Ancora più grave la situazione per la fecondazione eterologa, nessuna delle 6 strutture pubbliche siciliane dotate del servizio di PMA sono in grado di effettuare tali cicli mentre gli altri centri accreditati sono bloccati dalla mancanza di budget.

Il pericolo di potersi ritrovare ad inizio 2018 in una situazione di emergenza era stato sollevato per tempo dai 4 componenti della “Commissione permanente per le PMA” quando, lo scorso 30 novembre, era stata ufficialmente chiesta al dirigente del Servizio 4 dell’Assessorato alla Salute la convocazione urgente di una seduta per discutere del nuovo budget. Richiesta che non ha avuto alcun seguito.

I centri privati accreditati che si occupano di PMA in Sicilia, oltre a sollevare il problema della mancanza del budget per l’anno in corso continuano a lamentarsi per una distribuzione dei fondi che non rispecchia il dato relativo al numero di cicli garantito dal pubblico e dal privato. L’assegnazione provvisoria per il secondo semestre del 2017, con la quale la Regione Sicilia ha finanziato esclusivamente le spese destinate ai cicli di PMA, è stata di 1,6 milioni, di cui il 70% destinato ai centri pubblici ed il 30% destinato ai centri privati. Un metodo di ripartizione fortemente contestato perché ricalca quello adottato dall’assessorato per la prima assegnazione, fatta nel 2016, quando oltre a garantire la realizzazione dei cicli i centri pubblici necessitavano anche di un budget aggiuntivo per la start up.

Da qui la proposta contenuta in una nota stesa dai privati accreditati che, se non si dovesse giungere in tempi brevi ad una soluzione del problema, si dicono pronti ad adire le vie legali. “Secondo gli ultimi dati disponibili risalenti al 2015 – si legge nella nota – l’80% dei cicli PMA eseguiti in Sicilia sono stati resi dai centri privati accreditati, soltanto il restante 20% dai centri pubblici. Poiché l’entrata in vigore dei LEA non si scorge all’orizzonte sarebbe utile, nel periodo finestra che va da oggi all’entrata in vigore degli stessi, che la Regione continuasse ad offrire le prestazioni con SSR. Ciò con una modalità di ripartizione che, mentre certamente tenga conto della necessità di implementare la PMA resa dai centri pubblici, al contempo tenga in considerazione l’analisi storica delle prestazioni rese in Sicilia negli ultimi anni (sempre in rapporto di almeno 4 a 1 fra privati e pubblico).”

La proposta in sostanza è la seguente: “60% ai centri privati e 40% ai centri pubblici, integrato da un successivo meccanismo di compensazione per il quale con un’analisi ex post, nel caso in cui le somme assegnate ai centri pubblici non fossero interamente utilizzate in un dato anno solare, il residuo potrebbe essere ripartito tra i centri privati che avessero offerto servizi in extra budget.”

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