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Eterologa, facciamo il punto

Mentre le Regioni stabiliscono le norme, sulla fecondazione da donatore in Italia c'è ancora molta incertezza. Ecco che cosa succede

 

 

da Panorama/Scienza/Salute - 18 Settembre 2014 di Stefania Fiorucci

Sembrava che con la sentenza dell’8 aprile scorso, con cui la Consulta ha giudicato incostituzionale quel tratto della legge 40 che vietava la fecondazione eterologa in Italia, le oltre 30mila coppie che ne avevano fatto richiesta potessero coronare il loro sogno. Ma poi è intervenuto il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, dichiarando che, visto il vuoto normativo in materia, per l’attuazione di tali pratiche di fecondazione assistita bisognava attendere una legge.

Un’affermazione smentita dal tribunale di Bologna, che, accogliendo il ricorso di due coppie che volevano accedere all’eterologa, ha precisato con una sentenza depositata lo scorso 14 agosto dal giudice Antonio Costanzo, che "non esiste nessun vuoto normativo che impedisca di procedere in base alle regole della medicina e alla legislazione sanitaria vigente". Il Ministro ha di conseguenza stabilito che non ci sarebbero state sanzioni per chi avesse praticato la procreazione medica assistita con ovodonazione eterologa ma che comunque una legge nazionale era necessaria perché la “sicurezza delle pazienti poteva essere a rischio”.

Ma si può già accedere alla fecondazione eterologa?

"Certo che si può", spiega Andrea Borini, Presidente della Società Italiana di Preservazione della Fertilità. "La Corte Costituzionale ad aprile e il tribunale di Bologna l’hanno espressamente consentito. Il giudice bolognese in particolare mi ha detto che devo trattare assolutamente la coppia che si era rivolta a noi nel capoluogo emiliano. Se non bastasse, già a luglio in Toscana la giunta regionale aveva approvato una delibera per regolare la fecondazione eterologa e ora si sono aggiunte Lombardia e Lazio. Io, come dottore, ho l’unico obbligo di attenermi scrupolosamente alle le norme mediche più aggiornate e seguire le linee guida scientifiche già tracciate da chi ha grande esperienza nel settore. Posso affermare con sicurezza che verrà erogato un trattamento con buona pratica medica e che non ci saranno assolutamente pericoli per la paziente”.

Altri dubbi che avevano suscitato proteste in campo medico e legale sono stati chiariti durante i lavori della Commissione di esperti nominati dal Ministro per la realizzazione di linee guida per la futura legge. Tra i tanti, quelli relativi alla "casualità" della donatrice di ovociti rispetto alla ricevente e alla possibilità del venir meno dell’anonimato a seguito della richiesta del soggetto nato da fecondazione eterologa.

"Due concetti incomprensibili sia dal punto di vista medico sia psicologico", continua Borini. "Pensiamo al sangue: non diamo al primo che capita il sangue raccolto da un donatore. Ci accertiamo che corrisponda al suo gruppo sanguigno, così come facciamo per le piastrine e il midollo. Ci vuole compatibilità con le caratteristiche genotipiche. In questo caso il problema è scientifico: nel caso della donazione è psicologico, ma ha comunque importanza. Perché, nel caso di un bambino di etnia completamente diversa rispetto a quella dei genitori, si deve obbligare la famiglia a far sapere a tutti che si è ricorsi alla fecondazione eterologa? Un bambino che risponde alle caratteristiche fisiche dei genitori gli assicura più privacy. Non confondiamo la fecondazione eterologa con l’adozione".

La privacy

"A mio giudizio c’è un problema ideologico del Ministro della Salute nei confronti dell’eterologa”, afferma Nino Guglielmino, direttore dell’Istituto Hera di Catania. "Per questo probabilmente si è parlato di nuova legge nonostante la decisione della consulta. Forse si vuole fare una norma che possa abrogare la meno recente legge 40, e il punto sull’anonimato potrebbe essere il tasto dolente. L’anonimato dei donatori è un requisito necessario. Lo è per i donatori d’organi, perché dovrebbe essere diverso per i donatori di gameti? La non rintracciabilità del donatore rende unico, indispensabile e sacro il rapporto che si forma tra genitori e figli in base alla presenza, all’affetto e all’amore per il nato e non per genetica. Riconoscere un rapporto filiale che vada oltre la genetica apre ad alcuni un panorama inaccettabile che prevede rapporti padre-figlio anche, ad esempio, per coppie omosessuali perché l’importante non è la genetica ma il desiderio di avere una famiglia o vincoli familiari forti. Ci sono genitori genetici che si disinteressano dei figli e genitori non biologici che amano profondamente il loro piccolo. Non ci stiamo inventando niente dicendo che i rapporti familiari sono quelli che si coltivano e non quelli tra persone con lo stesso patrimonio genetico".

Anonimato dei donatori

"L'unico motivo per cui si può derogare alla privacy del donatore è in caso di malattia grave o genetica del bambino che presupponga una donazione d’organo tra viventi e di midollo" spiega Daniela Galliano dell’IVI di Barcellona. Ma oggi con lo screening genetico che viene fatto sui gameti non ci sono casi di questo tipo. Perlomeno nella nostra struttura non è mai capitato. In Inghilterra il nato da fecondazione eterologa, raggiunta la maggiore età, può far richiesta di conoscere i genitori biologici. Nella terra della privacy è un controsenso e agli inglesi non piace. Infatti, pur potendolo fare nel proprio paese, noi siamo pieni di cittadini inglesi che chiedono un trattamento di fecondazione assistita con l’eterologa perché vogliono essere liberi se comunicare o no al nascituro la sua provenienza genetica. Abbiamo un desk di accoglienza con personale amministrativo, infermieristico e medico che parla solo inglese proprio per far fronte alle centinaia di richieste d’oltremanica".

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